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Come tradizione ormai consolidata, anche quest'anno il Liceo A. Rosmini di Rovereto ha partecipato alla 14° edizione dell' "Olimpiade della danza per la scuola", organizzata da Enkel Zuti, svoltasi al Palasport di Trento domenica 23 marzo 2014. Si è fatto avanti un gruppo di 23 ragazze molto appassionate seguite dalla professoressa di educazione fisica Silvana Frisinghelli.
Il percorso coreografico delle ragazze è stato progettato e seguito da due allieve del liceo, Caterina Lopardo e Martina Bianchi, che hanno ideato una coreografia comprendente vari generi di danza, tra cui videodance, dancehall e R&B, utilizzando musiche di Beyoncé, Lady Gaga e Major Lazer.
L'idea alla base della coreografia è stata quella di esprimere al meglio il cosiddetto "girl power", spingendo le ragazze a dare tutto ciò che potevano per trasmettere energia, passione e femminilità. La fiducia data alle coreografe dalla docente di ginnastica è stata ben ripagata e le due alunne si sono impegnate al massimo per creare qualcosa che fosse all'altezza delle aspettative, fondendo le loro capacità e lavorando come una vera squadra.olimpiadi danza1
Il gruppo che ha partecipato al progetto si è dimostrato fin da subito coeso ed entusiasta: le ragazze si sono lasciate coinvolgere immediatamente dalle proposte di Martina e Caterina, dimostrandosi piene di voglia di imparare e di mettersi in gioco. Il loro impegno è stato costante per tutta la durata del percorso, iniziato a metà ottobre e conclusosi con la gara di marzo. Le lezioni si sono svolte in orario extrascolastico, ogni martedì pomeriggio dalle 14.00 alle 16.00, nelle aule del liceo o nella palestra San Giovanni Bosco. Va tenuto presente che anche due ragazze di quinta, impegnate nello studio per la maturità, si sono sempre dimostrate partecipi e coinvolte, anche quando alla fine del percorso è stato richiesto uno sforzo maggiore, a causa delle prove extra.
Durante le lezioni le ragazze non hanno imparato solo la coreografia, ma attraverso il riscaldamento iniziale hanno appreso passi nuovi e sono entrate in contatto con i vari stili proposti dalle coreografe. Un occhio di riguardo è stato posto anche alla storia della cultura e della musica jamaicana che ha permesso alle ragazze di comprendere al meglio il nuovo stile della dancehall.
Naturalmente la serietà delle ragazze è stata accompagnata anche da tante risate e da momenti di svago, come una finta sfilata per aiutare le ballerine a sciogliersi, e momenti di leggerezza per attenuare la tensione pre-gara.
Nonostante la giovane età, Caterina e Martina hanno preteso molto impegno dalle loro coetanee e non hanno rinunciato a incoraggiare e correggere le ragazze, fino a quando non sono riuscite ad esprimere tutte le loro potenzialità. Grazie alla collaborazione generale il risultato finale è stato sorprendente e ha superato le aspettative generali.
Un ringraziamento speciale va alla professoressa Frisinghelli, che è rimasta vicina alle ragazze per tutta la durata del percorso, offrendo il suo tempo anche durante il pomeriggio e non mancando mai di dare il suo supporto e il suo incoraggiamento.
Alla fine la soddisfazione è stata generale e grazie al duro lavoro delle ragazze si è potuto offrire uno spettacolo che ha ricevuto i complimenti di tutti e il terzo posto nell'ambito della manifestazione.
In conclusione di questo grande percorso, alle ragazze resteranno sicuramente impresse la gioia di lavorare e faticare insieme per un obiettivo comune e la consapevolezza che una passione grande come la danza può portare a grandi soddisfazioni.

Martina Bianchi

Lunedì, 10 Marzo 2014 22:06

Break the Chain, rompi la catena

Break the Chain, rompere la catena. In Italia una donna su tre subisce violenza nella propria vita.

Il giorno 14 febbraio 2014, hanno avuto luogo, in moltissime città d'Italia e del mondo, manifestazioni e flash mob per sensibilizzare uomini e donne, ragazzi e ragazze su un argomento che purtroppo passa molto spesso alla cronaca: la violenza sulla donna.
In questo giorno, tutti sono stati invitati a dire basta alla violenza su donne e bambine, a dirlo con il proprio corpo, ballando insieme sulle note di Break the Chain, canzone di Tena Clark e Tim Heintz. Perchè è l'unione che fa la forza.
Per tutta la giornata hanno avuto luogo manifestazioni a Trento, Rovereto, Riva del Garda, Pergine Valsugana, Arco e Dro, ma anche noi del Liceo, nel nostro piccolo, abbiamo partecipato. In particolare, chiunque di noi avesse voluto prendere parte all'iniziativa ha stampato l'impronta della propria mano colorata di rosso su teli che poi sono stati esposti fuori da scuola.
It's time to break the chain, è ora di spezzare la catena.

Giorgia Zendri

Lunedì, 10 Marzo 2014 14:38

Il Museo civico di Rovereto e la scuola

Il Museo Civico di Rovereto è uno dei più antichi musei italiani e raccoglie in sé molte "anime" del sapere universale, spaziando dall'archeologia alle scienze naturali, alle arti figurative e alle nuove tecnologie. Nel corso degli anni, oltre a focalizzare le proprie attenzioni sui cittadini, ha sviluppato una grande sensibilità nei confronti del pubblico più giovane e in particolare nei confronti degli studenti. Il coordinatore della sezione didattica Nello Fava ci illustra brevemente l'offerta che il Museo, diretto da Franco Finotti, propone al pubblico e nello specifico il rapporto con il nostro liceo.

fava

D: Iniziamo cercando di "inquadrare" il Museo Civico, ci può elencare brevemente in quali ambiti opera?
Fava: Ecco, il museo si occupa di vari settori: l'archeologia, le scienze, l'arte, l'educazione alimentare e alla sicurezza e molti altri. I destinatari sono tutti gli ordini di scuole, dalla scuola dell'infanzia fino anche all'università, ma soprattutto, come da target del museo, a tutti i cittadini, al fine di diffondere la cultura in tutto il territorio. Per questo abbiamo istituito anche cinque cicli di conferenze distribuite nel corso dell'anno aperte a tutti comprendenti incontri riguardanti l'astronomia, la botanica, la geologia, la zoologia e l'etologia. 
D: Durante questo periodo di cosa vi state occupando in particolare?
F: Fra i due eventi che ci stanno occupando notevolmente, il più seguito è la rassegna internazionale del cinema archeologico che coinvolge grandi esperti provenienti da tutto il mondo con il patrocinio del Ministero e della Presidenza della Repubblica. L'altro grande evento è un momento di divulgazione scientifica che si chiama "Discovery on Flim", un momento di esposizione di progetti inerenti alla scienza e alla tecnologia. Oltre a questo da due anni è attivo il progetto della "First Lego League", riguardante la robotica educativa, a cui partecipa appunto il liceo Rosmini con ben due gruppi che, fra l'altro, si sono distinti parecchio durante lo scorso anno.
D: I ragazzi che partecipano al progetto usufruiscono quindi del laboratorio del museo?
F: Di solito lavorano nelle rispettive scuole ma possono chiaramente usufruirne; il laboratorio infatti è aperto a tutti nel sabato pomeriggio, durante il quale la sala strutturata è a disposizione del pubblico sotto il controllo di un operatore.
D: In cosa consiste il progetto della First Lego League?
F: E' una "competizione", o forse no: c'è una componente di gara, ma alla spalle vi è molta preparazione scientifica e una grande progettazione. Per partecipare bisogna analizzare le disposizioni che vengono date ogni anno. C'è un unico tema affrontato nei 65 paesi partecipanti, quest'anno è la furia della natura. I ragazzi pertanto devono scegliere un aspetto di quest'argomento, come le valanghe per esempio, o i terremoti, le alluvioni, eccetera. Ogni gruppo deve predisporre una relazione con in allegato un poster che riassuma tutti i passaggi affrontati sinteticamente. Dovrà poi dare delle indicazioni su come migliorare il servizio di informazione o di assistenza inerente al fenomeno trattato, dando origine a progetti reali ed effettuabili. Il tutto deve essere esposto ad una giuria scientifica che in 5 minuti tassativi interroga i partecipanti.

 

semifinali


D: Riguardo la parte pratica invece?
F: Il robot deve essere in grado di effettuare determinate missioni in due minuti e mezzo, ovviamente dopo essere stato adeguatamente programmato. In base al numero e al tipo di missione effettuata, in base al tempo e alla difficoltà, è attribuito un punteggio che contribuisce alla valutazione finale. Un fattore che ci fa propendere per aderire ad un tipo di iniziativa del genere è la modalità della valutazione stessa, che non premia i più capaci nell'ambito tecnico, ma coloro che riescono ad essere più equilibrati.
D: Per il futuro più prossimo avete qualche nuova iniziativa?
F: Verrà inaugurata una mostra sul sistema solare e sull'universo curato dal gruppo di astronomia e, nell'occasione, grazie a contatti con altri planetari europei, abbiamo invitato la direttrice del planetario di Pamplona, il terzo per grandezza in Spagna, per un primo momento di conoscenza per poi instaurare un rapporto di collaborazione e progettazione.
D: I cittadini come reagiscono a queste proposte?
F: La risposta dei cittadini, piuttosto positiva, è legata alla capacità degli operatori nel creare dei canali di offerta e comunicazione, ma c'è anche da dire che questo museo è una delle istituzioni più antiche della città assieme all'Accademia degli Agiati. Ecco, storicamente gli Agiati si occupavano della cultura umanistica, mentre gli scienziati erano legati al Museo Civico. E 'appunto grazie a queste istituzioni sparse sul territorio che il cittadino è abituato e affluisce abbastanza frequentemente al museo.
D: Che tipo di rapporti ha instaurato il museo con il liceo Rosmini?
F: Per il liceo è sempre stato offerto un servizio didattico attraverso conferenze molto frequentate da insegnanti e studenti, al termine delle quali consegniamo un attestato di partecipazione ai ragazzi che, sotto approvazione del consiglio di classe, può essere tenuto in considerazione al momento dell'assegnazione per i crediti. La scuola inoltre ci ha sempre messo a disposizione le sue strutture, per la First Lego League per esempio. E' inoltre sempre stato aperto a confronti e alla veicolazione di informazioni, alla presentazione di attività e iniziative. Sono inoltre stati instaurati ottimi rapporti con i singoli docenti di scienze, storia e filosofia durante tutti questi anni. In conclusione possiamo essere molto soddisfatti della relazione che abbiamo con il Liceo Rosmini.

Alessandro Rigo

Domenica, 23 Febbraio 2014 22:01

Mandela, un esempio di vita

Mandela: un esempio di vita
Il 2013 è stato un anno ricco di avvenimenti: l'arrivo di papa Francesco che succede a Ratzinger il quale si dimette, un violento tornado colpisce lo stato dell'Oklahoma negli Stati Uniti, l'Assemblea Nazionale francese approva i matrimoni e le adozioni per le coppie gay, in Egitto il presidente Morsi viene destituito e la Costituzione sospesa, nasce il Royal Baby...
Il 2013 è stato anche l'anno che ha visto la morte di un icona di pace e di una personalità che ha cambiato il modo di pensare di milioni di persone. Eh già, il 5 dicembre il Sudafrica piange "il padre" e l'intero mondo piange Mandela.
Il nostro istituto ha voluto rendere omaggio a questo simbolo del ventesimo secolo proiettando nella mattina dell'ultima assemblea del 2013 il film autobiografico di Mandela "Invictus", che consiglio di vedere a chi non l'avesse ancora visto .
Oltre a regalarci tanti pensieri e parole "Madiba" ci ha lasciato un vero e proprio esempio da seguire.
Frequentava l'Università quando emerse la sua forza di volontà e la sua indignazione per l'ingiustizia: fu espulso dall'università nel 1940 per aver guidato una manifestazione studentesca insieme a Oliver Tambo. Era già chiaro che nessuno era in grado di dire a questo giovane come doveva comportarsi.
Tornando al suo villaggio, scoprì che il suo capotribù aveva deciso che era giunto per lui il tempo di sposare una ragazza del suo rango e che era già stata pagata la dote. Nelson Mandela non accettò questo matrimonio combinato e quindi scappò a Johannesburg (la città dove è morto).
A 22 anni trovò lavoro come guardiano alle Miniere della Corona di Johannesburg dove verificò rapidamente la realtà della miseria opprimente e dello sfruttamento disumano dei suoi compagni lavoratori.
La politica cominciò a giocare un ruolo molto significativo nella sua vita. Mosso dall'umiliazione e dalle sofferenze della sue gente, e offeso dalle leggi sempre più ingiuste e intollerabili, nel 1944, Madiba insieme ad altri costituì la Lega Giovanile dell'ANC (African National Congress), e in pochi anni ne divenne presidente.
Con ambizione e determinazione, completò i suoi studi di legge all'Università del Witwatersrand, e con Tambo avviò il primo studio legale per i neri. Così cominciò la pericolosa e appassionata vita totalmente dedicata alla lotta contro i mali dell'apartheid.
Mandela si dedicò anima e corpo a condurre una campagna non violenta di disobbedienza civile, aiutando ad organizzare scioperi, marce di protesta e manifestazioni, incoraggiando la gente a rifiutarsi di obbedire alle leggi discriminatorie. Ma dopo il processo del 1958, di fronte alle crescenti repressioni e la messa a bando dell'ANC0, la lotta armata diventò l'unica soluzione. Fu così che Mandela sacrificò la sua vita privata e la sua pratica legale e si dedicò all'insurrezione armata. Nel 1962 fu arrestato di nuovo per alto tradimento e fu condannato a cinque anni di carcere. Li scontò sapendo di non essere colpevole di alcun crimine: era divenuto un criminale per la legge, non per ciò che aveva fatto ma per quello in cui credeva. Mentre scontava la condanna, fu di nuovo accusato di sabotaggio al processo di Rivonia. La sua eloquente e appassionante arringa, durata 4 ore, finì con le famose parole: "Ho nutrito l'ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia... Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un'ideale per il quale sono pronto a morire".
Nel 1964 Nelson Mandela fu giudicato colpevole di sabotaggio e alto tradimento e fu condannato con i suoi compagni all' ergastolo.
All'età di 46 anni, entrò per la prima volta nella piccola, angusta cella nella Sezione B, che sarebbe stata la sua casa per molti anni. C'erano una piccola finestra con le sbarre e una porta spessa di legno coperta da una inferriata di metallo. La cella era così piccola che il prigioniero poteva percorrerne la lunghezza in tre passi, e quando si coricava non aveva spazio per distendersi completamente.
La vita in carcere era tremendamente dura. Infatti i carcerati erano sottoposti a lavori forzati come spaccare con grandi mazze carichi di pietre per trasformarle in ghiaia o lavorare come schiavi nel calore della vicina cava di calcare. Non era consentito parlare. Madiba cominciò così una nuova e diversa battaglia, quella per migliorare le condizioni di prigionia, terribilmente ingiuste e disumane. A metà degli anni '80 la crescente condanna internazionale portò a colloqui segreti tra il governo e Mandela e finalmente, l'11 Febbraio 1990, egli fu liberato. Nonostante 27 anni lunghi e bui di privazioni e di prigionia repressiva, pur avendo assistito a casi estremi di crudeltà, dolore, sofferenza e disperazione, uscì nobilitato, indomito e ostinato, rafforzato nella sua volontà di combattere sempre di più contro l'apartheid. Era davvero come se egli avesse passato questi anni di prigione conservando con cura le sue energie, che gli sarebbero servite per sorridere nei turbini di flash dei fotografi, per fare nuove strategie con l'ANC, per negoziare con i politici intransigenti, per socializzare con le personalità pubbliche, e per dare a ciascuno dei suoi numerosi sostenitori un pezzettino di Nelson Mandela. Così tornava nel trambusto della politica mondiale.
Nel 1990 l'ANC sospese la lotta armata dopo circa 30 anni, e l'anno successivo Mandela ne diventò presidente, e si unì al governo e agli altri partiti politici nei negoziati per il futuro del Sudafrica post-apartheid. Cercò la riconciliazione con il Presidente F.W. De Klerk, e insieme a lui nel 1993 ricevette il Premio Nobel per la Pace per il comune impegno nella promozione di un Sudafrica democratico. Un governo provvisorio di unità nazionale, una costituzione democratica, una frenetica campagna per le elezioni presidenziali, la vittoria dell'ANC alle prime elezioni interraziali del paese e, nel Maggio 1994, l'elezione di Nelson Mandela a Presidente.
Mandela si preoccupava della costruzione della Nazione e faceva ogni sforzo possibile per fugare le paure delle minoranze in Sudafrica. Era l'inizio del suo nuovo ruolo di negoziatore e intermediario per la pace e la riconciliazione. Durante quegli anni lunghi e solitari, il suo desiderio di libertà per il suo popolo è divenuto desiderio di libertà per tutti, neri e bianchi. Grazie a questo impegno, la nuova costituzione sudafricana bandisce la discriminazione nei confronti di tutte le minoranze. Nelson Mandela si è ritirato ufficialmente dalla vita pubblica nel 1999, ma non ha mai interrotto la sua misericordiosa azione umanitaria, portando la sua instancabile battaglia per la pace e la comprensione umana oltre i confini del Sudafrica.
Vi lascio con l'ultimo verso della poesia del poeta inglese William Ernest Henleye che viene recitata nel film Invictus:
Non importa quanto stretta sia la porta,
Quanto carica di castighi la vita,
Io sono il padrone del mio destino;
Io sono il capitano della mia anima.

Marsjola Gjereji

La collaborazione che il nostro liceo ha instaurato da alcuni anni con la Cassa Rurale di Rovereto permette la realizzazione di progetti educativi cui la nostra scuola attribuisce un valore strategico. Basti pensare alla ormai famosa avventura del team di robotica negli Stati Uniti o al progetto multidisciplinare che da quest'anno vedrà gli alunni di alcune quarte scientifico alle prese con le discipline economiche. Nel corso di un'intervista al presidente dott. Paolo Marega, al direttore dott. Luca Filagrana e al funzionario dott. Romeo Larcher abbiamo cercato di indagare i criteri e le modalità con cui la Cassa Rurale si rapporta con il territorio, in particolare con le istituzioni scolastiche come la nostra.

D: Iniziamo parlando in generale del vostro rapporto con il territorio: quale ruolo svolge la Cassa Rurale e che settori predilige?
Marega: Partiamo con una breve premessa: il nostro territorio corrisponde alla città di Rovereto e a qualche località limitrofa, dove abbiamo le filiali. Per quanto riguarda l'attività di prestito di denaro non esiste un ambito di preferenza: per noi tutti i richiedenti sono sullo stesso livello di dignità e di merito. Il criterio di scelta adottato è il "merito di credito", cioè l'attitudine a rimborsare il credito secondo gli accordi prestabiliti, pur con una certa flessibilità.

casas rurale


D: I destinatari dei prestiti sono per lo più enti pubblici o privati?
M: Sicuramente la maggior parte dei nostri clienti sono privati, sia singoli individui, sia aziende o società. Per quanto riguarda gli enti pubblici, essi si rivolgono a noi principalmente per i servizi di tesoreria: chi non ritiene opportuno, per motivi pratici o legali, gestire in prima persona i propri flussi di denaro, può affidarli ad una banca che esegue gli ordini e ha il dovere di rendicontare, ovvero di fornire un bilancio accessibile alla consultazione. Finora ci siamo occupati di enti come il Comune di Rovereto, la Comunità di Valle e istituzioni scolastiche tra cui il Liceo Rosmini.

D: Che criteri seguite quando decidete di finanziare dei progetti scolastici, come è avvenuto per la trasferta del team di robotica del liceo?
M: I fattori che entrano in gioco sono molti: tendiamo a favorire i progetti che sviluppano le persone ed il territorio e che riteniamo possano giovare anche alla nostra immagine, un elemento di una certa importanza. La banca desidera instaurare un rapporto di sostegno con il territorio. Conta anche l'entità della richiesta: è necessario che il nostro sostegno sia distribuito equamente, per evitare di favorire alcuni a scapito di altri. Un altro rischio è quello di ingenerare un processo di emulazione che ci porterebbe a non poter più soddisfare tutte le richieste. Ci asteniamo dal valutare il merito dell'iniziativa della scuola; cerchiamo piuttosto di intuire le ricadute positive che il sostegno di un determinato progetto potrebbe avere. Limitandoci al passato recente, l'iniziativa dell'anno scorso a sostegno della trasferta americana ci sembrava una bellissima occasione per permettere agli studenti di raggiungere questo grande bel traguardo e per... metterci in buona luce agli occhi dell'ambiente scolastico.
Filagrana: In effetti un'azione come questa poteva essere attuata anche da un'azienda privata che come noi destina parte del proprio utile a progetti straordinari come il vostro. Quindi l'iniziativa dello scorso anno rientra nel campo della beneficienza e della sponsorizzazione. L'attività principale della banca è un'altra cosa: è un'attività di prestito, che consiste nel capire chi può creare valore. Noi siamo intermediari, cioè raccogliamo denaro, lo custodiamo e lo proteggiamo, cerchiamo di farlo fruttare prestandolo a imprese o privati. Quest'attività produce dell'utile, parte del quale è destinato appunto al supporto di varie iniziative.
M: Di solito è il presidente ad occuparsi di individuare i progetti che meritano di essere finanziati. I criteri di scelta variano caso per caso, ma tutto si riconduce all'unico obiettivo, caratteristico delle banche di credito cooperativo, di favorire l'evoluzione e lo sviluppo del territorio dove operano. Questo sta scritto nelle nostre tavole della legge a differenza delle altre banche, il cui solo obiettivo è quello di creare utili. Noi restituiamo parte dell'utile realizzato al territorio sotto forma di queste iniziative.

GIO 2442

D: Se vogliamo, anche questa può essere intesa come una forma di investimento.
M: Esattamente. Nel campo dell'istruzione e formazione, solo nel 2013 la Cassa Rurale ha devoluto risorse per oltre 105.000 euro dei quali quasi la metà (43.000) per borse di studio. Proprio oggi abbiamo partecipato ad un incontro per permettere agli alunni delle scuole primarie e secondarie e ai loro insegnanti di visitare e frequentare gratuitamente i laboratori didattici del Museo Civico.

D: A proposito di scuola, a vostro giudizio quanto vale la pena di investire nella internazionalizzazione?
F: Si tratta di un settore molto significativo. Alcuni progetti sono stati avviati nell'ambito della Confederazione che riunisce le 46 casse rurali del Trentino. Sono già attivi diversi scambi, ma ciò non toglie che voi studenti potreste attivarvi per coltivarne altri.

D: Siete interessati a iniziative atte a risolvere il problema dell'integrazione dei ragazzi stranieri, presenti in misura sempre maggiore all'interno delle scuole?
F: Sarebbe un argomento da affrontare insieme ai nostri giovani soci. Sarebbe veramente interessante discuterne, anche Rovereto sta cambiando. Bisognerebbe considerare la multiculturalità anche in base a quanto si sta verificando nei paesi che l'hanno sperimentata prima di noi. L'integrazione appare talvolta problematica perché alcune comunità tendono a rimanere chiuse e a voler mantenere la propria cultura. In Inghilterra, per esempio, si stanno affermando modelli di reciproco rispetto che però non prevedono una reale integrazione culturale.
Larcher: Per quanto riguarda la nostra clientela, abbiamo fatto sì che i mediatori culturali venissero formati per affrontare le questioni economico-bancarie. In tal modo il rapporto con i clienti immigrati è notevolmente facilitato. L'iniziativa, attuata in collaborazione con l'associazione Rovereto Città Aperta, si è rivelata decisamente utile.

Marega e Filagrana

D: Che importanza attribuite alla cultura umanistica?
F: E' cosa buona e bella! La cultura umanistica è alla base. Poi, come dire, studiare ciò che studiate voi può apparire come un lusso. Bisogna essere flessibili. Per esempio, abbiamo un collega diplomato al liceo classico e laureato in filosofia. È bravissimo specialmente nel rapporto coi clienti, e soprattutto si dice contento di lavorare in banca. Naturalmente per farlo è necessaria una preparazione economica che però può essere approfondita anche una volta finita la scuola superiore. La cosa fondamentale, però, è la capacità di rapportarsi con l'utente e la cultura umanistica ha un grande valore a tale proposito.
M: Bisogna sfatare il mito secondo cui in Cassa Rurale lavorano solo ragionieri: non è così. È finita ormai da diversi anni l'era in cui si valutavano solo le competenze tecniche dell'impiegato.

D: Qualche considerazione in merito al percorso multidisciplinare sull'economia iniziato da poco nelle classi del liceo scientifico?
M: Da ex-insegnante credo che nella scuola italiana manchi l'interesse per le materie tecniche. Non si studia economia, non si studia diritto, ma queste sono materie che interessano la vita quotidiana di ognuno: prima o poi tutti si trovano a dover gestire un conto bancario. Per questo cerchiamo di integrare le conoscenze altrimenti mancanti, di introdurre nelle scuole una sorta di "educazione economica".
L: Negli ultimi anni si alcuni nostri dipendenti si sono resi disponibili per portare all'interno delle classi quarte e quinte superiore alcuni concetti di natura tecnica, che mancano in particolare a voi liceali. Possono nascere momenti veramente interessanti, di scambio, di incontro. I ragazzi si dimostrano molto bravi.
F: Negli altri Paesi si insiste molto su questi temi ed è molto importante non essere da meno, così come sarebbe bene rafforzare la conoscenza delle lingue straniere, inglese in primis. Inoltre sarebbe utile uno studio della storia con un approccio economico. Ritengo fondamentale dedicare del tempo a comprendere le dinamiche principali del vivere economico e la storia si presterebbe a questo.

D: In conclusione, un consiglio per i nostri progetti futuri?
M: è una bella domanda, ma non siamo noi a dover indicare la strada...
F: Qui timide rogat, docet negare [Chi chiede timidamente, insegna a negare]. Quando avrete un bel progetto che riterrete possa essere accompagnato dalla Cassa Rurale, organizzatevi bene così da avanzare una richiesta risoluta, decisa, educata. Nella vita in generale è importante saper chiedere bene.

Margherita Ciancio

Sul palco tutto è nero: i costumi dei ragazzi sono neri, neri come le cinture che hanno in vita. Le note gravi, lunghe, suonate dal vivo, penetrano dentro ognuno di noi e bloccano il respiro. Quello che vedo e penso mi scuote più delle pagine appena studiate sul libro di storia.

Solo quando sono uscita dal teatro, quelle pagine avevano un volto. Sono parole urlate quelle dei ragazzi che hanno messo in scena "cuori pensanti". Raccontano storie vere, ti fanno sentire il freddo dentro, ti svuotano pian piano. È come se le parole pronunciate da questi ragazzi, i loro movimenti, i suoni, il buio, gli oggetti scenici, i silenzi, il fumo, avessero scavato nel mio cuore un solco profondo, nel quale far crescere il seme della memoria. È come se anche io avessi vissuto la sofferenza, la paura della morte, l'umiliazione, il distacco, la camera a gas, l'impossibilità di sperare e di sognare. Gli attori hanno interpretato la storia di 11 milioni di persone attraverso il racconto delle storie di alcuni, come Primo Levi, Irene Némirovsky, Virginia Nave, per non dimenticarli e per non dimenticare. Come afferma Tullia Zevi: " Abbiamo il dovere di ricordare, non solo per onorare i morti ma anche per difendere i vivi" .

Laura Calliari 5As

 

foto camera gasfoto carlottafoto prete

Venerdì, 17 Gennaio 2014 17:33

Tutti ai fornelli

Se si badasse a quello che dicono i media, tutti riterrebbero i giovani degli sfaticati e degli irresponsabili, da sempre abituati a vivere e divertirsi a spese dei genitori. A dimostrazione del contrario, buona parte degli studenti del Liceo si sono mobilitati durante gli ultimi mesi dell’anno allestendo all’interno dell’istituto delle “vendite di torte”.

L’iniziativa viene riproposta già da tempo per autofinanziare le iniziative scolastiche, tuttavia durante quest’anno le singole classi hanno lavorato veramente sodo, dimostrando maturità e impegno, e beneficiandone a loro volta. Il denaro raccolto sarà infatti utilizzato per pagare una piccola parte del costo del viaggio d’istruzione, spesso troppo elevato per le disponibilità economiche delle singole famiglie. D’altra parte, gli studenti non coinvolti hanno accolto di buon grado le tavolate improvvisate nei corridoi durante l’intervallo o le assemblee d’istituto, decidendo di preferire agli snack confezionati i dolci casalinghi in vendita. In questo modo hanno contribuito con solidarietà all’intento dei compagni, che improvvisandosi pasticcieri, hanno “addolcito” anche i genitori presenti alla serata di natale e ad altre iniziative organizzate dell’Istituzione. In questo modo è stato possibile non solo beneficiare di fondi extra per i viaggi d’istruzione, ma anche permettere ad alcuni ragazzi, inizialmente indisposti per motivi economici, a parteciparvi.

 

Alessandro Rigo

Giovedì, 09 Gennaio 2014 12:49

Testimonianze dalla Siria

Testimonianze spesso incredibili, ma che rispecchiano la cruda realtà; testimonianze fondamentali per capire e giudicare; testimonianze che spesso si hanno grazie a giornalisti che, partiti in "missione", non fanno ritorno.


Noi ragazzi del liceo abbiamo avuto la fortuna di partecipare ad un incontro, il giorno 7 dicembre nell'aula riunioni, con una ragazza nata in Italia da genitori siriani e laureata in"Lingua e Civiltà Araba", che ci ha esposto la situazione, non sempre chiara in tutti gli aspetti, del suo paese d'origine.
La Siria sarebbe un ricco patrimonio artistico, naturalistico ed architettonico, basti pensare alle città di Ebla, Mari, Palmira, Tadmor e Damasco (Patrimonio dell'Umanità-Unesco 1979), che contengono numerose moschee, chiese e sinagoghe, nonché ai vari siti archeologici presenti nel territorio siriano. Sarebbe, appunto, perchè, vista la situazione, con le numerose rivolte iniziate nel 2011 causate dai malcontenti verso il regime di Assad, che hanno portato a 165.000 vittime certe e 300.000 dispersi, chi penserebbe mai di andare in viaggio in Siria? Il rischio è molto, troppo alto!
Infine siamo stati informati della presenza di un'associazione, chiamata "Insieme per la Siria libera", che si adopera nel fornire aiuto e sostegno ai civili, sostenibile anche sulla sua pagina Facebook.

 


Giorgia Zendri

Mercoledì, 27 Novembre 2013 10:26

Il teatro: palco di vita e d'attualità

Come la nostra vita anche il teatro non è piatto ma un "esplosione di colori". Quest'anno a colorare il palco, il 22 Novembre del auditorium Melotti di Rovereto e il 25 novembre, giornata mondiale contro la violenza sulla donna, del Teatro Cuminetti di Trento, ci hanno pensato alcuni ragazzi del nostro liceo mettendo in scena lo spettacolo "Woman, no cry" diretto da Michele Comite.

Lunedì, 25 Novembre 2013 18:19

Rodin. Il marmo, la vita

Che si sarebbe trattato di una bella giornata è apparso subito chiarissimo: nonostante le tre ore di viaggio caratterizzate quasi totalmente dalla pioggia, da quando i cinquanta studenti del triennio sono scesi dal pullman in Via Verdi, a due passi dal Teatro Alla Scala e dalla galleria Vittorio Emanuele II, non è scesa una goccia d'acqua su Milano. Il 22 novembre, giorno dell'assemblea d'Istituto, accompagnati dai professori Agostino, Leonardi e Debiasi, gli studenti del Liceo sono approdati nella metropoli lombarda per un'occasione eccezionale: la mostra "Rodin. Il marmo, la vita".

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